Le Costellazioni Familiari Sciamaniche® - di Luciano Silva
L’approccio sistemico nelle Costellazioni Familiari: i movimenti dell’Anima e le costellazioni familiari sciamaniche®.
19/03/2012
“Lo scopo della terapia è guarire attraverso l’amore”.
Bert Hellinger
Premessa
La visione dell’uomo come parte del Tutto soggetto ad una continua interazione con tutti gli altri esseri viventi, visibili e invisibili, che popolano il nostro universo se è un assunto condiviso dalla totalità delle culture tradizionali e dalle popolazioni native del pianeta, che ancora mantengono un intimo contatto con la natura, non lo è affatto per l’uomo moderno della civiltà industriale. Solo le recenti evoluzioni della ricerca scientifica ed i conseguenti sviluppi del pensiero umano stanno aprendo recentemente spiragli di autocritica e di revisione della visione corrente della realtà ormai vecchia di due secoli. Nella fisica, nella scienza, nella biologia, nel campo della ricerca sulla coscienza, stanno nascendo nuove prospettive che di fatto “recuperano”, per cosi dire, un concetto per la scienza moderna definito rivoluzionario (dal latino revolvere, tornare indietro, volgere indietro) ma ben conosciuto dagli esseri umani dai primordi, ovvero che alle radici della realtà non vi sia soltanto materia e energia, ma la presenza di un campo cosciente, dotato di consapevolezza e memoria, un campo di energia che connette tutte le cose. E’ quanto scienziati e filosofi d’avanguardia, come ad esempio Ervin Laszlo1 o le attuali ricerche sulla fisica quantistica oggi sostengono al punto da ipotizzare una vera a propria “Teoria Integrale di tutto ciò che esiste”. Dice Laszlo: “Una Teoria Integrale di Tutto ciò che esiste ci avvicinerebbe alla comprensione della reale natura di tutto quello che esiste e si evolve nello spazio e nel tempo, si tratti di atomi, galassie, topi o uomini. Ci da una visione onnipervadente e al tempo stesso scientifica di noi stessi e del mondo; una visione di cui abbiamo un gran bisogno in quest’epoca di mutamento accelerato e di crescente disorientamento” (Ervil Laszlo da “La Scienza e il campo akashico”).
Si perché è ancora il predominio della mente razionale, positivista ed evoluzionista che vede l’uomo come composto da un insieme di parti autonome e auto referenziate, disgiunte le une dalle altre, che si fonda la visione comune del nostro essere nel mondo, una adesione coatta ad una realtà consensuale ormai obsoleta che non soddisfa più neppure i paradigmi stessi sui quali era stata teorizzata e poi idealizzata a suo tempo, una visione che ha portato ad una profonda frattura tra la realtà e il genere umano. Il metodo scientifico, la medicina allopatica, la psicoterapia individuale, tutte figlie di questa visione, si devono arrendere talvolta alla necessità di vedere l’uomo, e tutti gli esseri viventi, non più come individui isolati ma come esseri sociali e dunque parti di un contesto più ampio nel quale tutto e tutti si trovano inevitabilmente interconnessi.
Il microcosmo familiare
Il primo microcosmo con il quale ci confrontiamo, nel quale nasciamo, dal quale dipende la nostra sopravvivenza e col quale instauriamo i rapporti più profondi, intimi e duraturi, soprattutto nei primi anni della nostra vita, è la nostra famiglia. E’ evidente che la nostra famiglia, a partire dai nostri genitori, costituisce il nucleo umano che più contribuisce a formare la nostra personalità; in esso cresciamo, ne ereditiamo talvolta le idee politiche, filosofiche, le abitudini, la morale, da esso ne apprendiamo vizi e virtù. Oltre a ciò, come scoperto ed evidenziato dalla ricerca e dalle tecniche terapeutiche sui sistemi famigliari, l’anima familiare ha una memoria, si ricorda in particolare tutto ciò che è stato escluso, nascosto, condannato, separato, tutto ciò che in sostanza ha lasciato o ha creato un vuoto fisico, emozionale o energetico all’interno del sistema familiare e che il sistema stesso, per una sua legge intrinseca di sopravvivenza, deve colmare. Se l’individuo che ha causato questo vuoto non ne è consapevole o non se ne assume la piena responsabilità, vorrà dire che qualcun altro, prima o poi, ne dovrà rispondere facendosene carico, il più delle volte inconsciamente e tragicamente, pagando le conseguenze. I conflitti tra le generazioni tendono a ripetersi, una sorta di coazione a ripetere interfamiliare, al punto che le generazioni successive, senza saperlo né volerlo ovviamente, si fanno carico del destino o di parte del destino dei propri antenati ripresentando le stesse patologie, manie, ossessioni, forme di pensiero, atteggiamenti autolesionistici e compulsivi, talvolta la stessa fine con una coincidenza sorprendente nei tempi e nei modi, dei loro predecessori.
Anche il contesto famigliare dunque si può a ragione trattare in un ottica sistemica dal momento in cui i nostri comportamenti sono spesso dettati dal nostro essere in quanto parte di un nucleo di persone inserite in una comunità, appartenenti ad una determinata cultura, ad una nazione, al quale siamo in varie forme legati e relazionati; anche questo supera insomma, e diremmo qui finalmente, l’assioma fondamentale della psicologia e della filosofia riduzionistica secondo le quali la vita del singolo individuo è l’unico campo di indagine nel quale ricercare le cause di sintomi e traumi. Le azioni e i comportamenti dell’individuo, i suoi disturbi emotivi o le sue manie non sono più spiegati unicamente sulla base della storia personale di una persona ma come risultato dell’interazione costante tra l’individuo e il suo sistema di appartenenza.
E’ secondo questa prospettiva sistemica che Bert Hellinger e i suoi successori, hanno sviluppato le costellazioni familiari, qui trattate con particolare interesse sia al metodo che all’aspetto fenomenologico, cercando di evidenziare quei punti di contatto se non di condivisione con l’approccio sciamanico, così come lo abbiamo appreso dalla letteratura o direttamente sul campo presso alcune popolazioni native del pianeta. Proprio laddove nelle costellazioni familiari si manifestano i veri movimenti dell’anima, dei singoli individui o della famiglia, va in scena nel teatro magico della rappresentazione il linguaggio dell’anima, la lingua principale parlata da quell’arte millenaria che è lo sciamanesimo.
Useremo qui di seguito, come ci è più consono fare anche in altri contesti, il termine di “cliente” al posto del più comune ma fuorviante “paziente”, che spesso richiama immediatamente l’idea di una persona malata o soggetta a qualche stato patologico, ad indicare la persona che presenta il proprio tema nell’ambito di una sessione di costellazioni familiari sciamaniche® o di una guarigione sciamanica (manteniamo invece la terminologia originale utilizzata dai vari ricercatori, qualora citati).
Le costellazioni familiari e i “movimenti dell’anima”
Le costellazioni familiari, così come proposte nella sua applicazione da Bert Hellinger, rientrano in quella forma di terapia chiamata “terapia sistemica breve”, ovvero a differenza della terapia psicanalitica classica questa tende a passare dalla formulazione del problema alla sua soluzione seguendo una via molto più rapida. Il metodo richiama nell’approccio di base le tecniche dello psicodramma introdotto da Jacob Moreno, quelle della ricostruzione familiare (“family sculpturing”) proposte da Virginia Satir, e il contributo delle ricerche successive sulle cosiddette “lealtà familiari” con il suo modello operativo della terapia contestuale ad opera dello psichiatra ungherese Boszormenyi-Nagy. Nel percorso culturale ed esperienziale di Bert Hellinger, che lo ha condotto allo sviluppo del metodo delle costellazioni familiari, si trovano anche la Primal Therapydi Janov, la Gestalt, l’analisi transazionale e dei copioni di Eric Berne, la terapia provocativa di Frank Farelly e l’ipnosi di Milton Erickson.
Nella rappresentazione delle costellazioni familiari di Hellinger, viene data facoltà al cliente di disporre nello spazio, come sul “palcoscenico” dello psicodramma, i rappresentanti della propria famiglia di origine o attuale scelti a caso tra i presenti. La collocazione dei vari rappresentanti, la distanza reciproca, l’orientamento di ciascuno rispetto agli altri o all’interno dello spazio medesimo, concepito all’analoga maniera di uno spazio sacro, delimitato e orientato, mette in evidenza già all’inizio l’immagine interiore della famiglia del cliente con le varie relazioni tra i singoli ben rappresentate sulla scena. I rappresentanti, una volta disposti nello spazio, cominciano a riportare gli stessi stati emotivi, percezioni e sensazioni del soggetto rappresentato come se fossero di colpo inseriti nel campo cosciente o, detto in altri termini, a contatto con l’anima famigliare del cliente. Questa fenomenologia, la cui spiegazione è stata ed è tuttora oggetto di differenti studi ed approcci, presenta analoghe caratteristiche per come viene vissuta e riportata dai partecipanti ad una sorta di trance leggera indotta dalla canalizzazione, derivante dalla momentanea identificazione, tra il rappresentante e il soggetto rappresentato.
L’attenzione in questa terapia è posta dunque, come premesso, non tanto sull’individuo ma sull’insieme delle relazioni intrattenute da quest’ultimo con i membri rappresentati della propria famiglia. L’approccio sistemico procede dal presupposto che lo stato emotivo di un individuo, magari cristallizzatosi e precipitato in forma patologica, può essere modificato non tanto agendo sull’individuo stesso ma sul sistema di appartenenza. La pratica infatti testimonia che quando si crea spontaneamente, o si provoca, un movimento risolutivo nella relazione tra due parenti vicini, o lontani, coinvolti nella dinamica “malata” ancora attiva e presente nello stato del cliente, magari un figlio o un nipote, tutti i soggetti rappresentati nella costellazione ne vengono coinvolti traendo talvolta anch’essi forza o motivazione per uno spostamento o un cambiamento nella direzione della riconciliazione o dello scioglimento della dinamica patologica in atto. Se lontano dalla scena in cui sono coinvolti i protagonisti, ad esempio, si compie un movimento spontaneo di un partecipante, inevitabilmente connesso ai protagonisti o ai loro rappresentanti sia perché un parente o semplicemente perché presente nel campo energetico dell’anima familiare rappresentata, tutti i soggetti presenti nella costellazione ne registrano l’effetto e di conseguenza potrebbero anch’essi essere soggetti ad uno spostamento o ad un cambiamento del loro punto di vista. Questo testimonia pragmaticamente ed empiricamente che le relazioni emozionali, psicologiche e in generale energetiche tra i membri di un gruppo familiare costituiscono una rete di connessione complessa dotata di memoria (sul “dove” risiede questa memoria è anch’esso oggetto di numerose teorie e ipotesi) nella quale tutti i singoli vissuti, ciascuno con la propria “scorta emozionale” derivante dalla storia personale e familiare, confluiscono in un sistema di relazioni che condizionano lo stato dei singoli individui quanto quello dell’intero albero genealogico. E’ evidente che questa rete di connessione è basata sul più forte legame esistente tra gli individui umani, quello dettato dal sangue, anche se alcuni legami nascosti possono essere instaurati con persone al di fuori del nucleo famigliare con le quali abbiamo vissuto momenti emozionalmente importanti nella nostra vita, sia “positivi” che “negativi” o giudicati dalla mente come tali (ad esempio, un insegnante o un educatore, una figura autoritaria, un amico o un collega, un compagno d’arme, una fidanzata o un fidanzato, ecc..). Questa fenomenologia testimonia anch’essa, come altre esperienze tipiche dello sciamanesimo, della possibilità offerta a ciascuno di noi di connetterci con una realtà cosciente, in tal caso il campo cosciente creato dall’anima familiare, della quale non si conosce nulla razionalmente (i rappresentanti non sanno nulla dei soggetti rappresentati) ma tramite la quale si può arrivare a conoscere tutto ascoltando e interpretando il linguaggio del nostro corpo.
Quando a turno i rappresentanti descrivono le loro sensazioni e lasciano trasparire quanto più possibile in maniera neutra (ovvero senza “metterci del loro”) le emozioni provate in quel momento, in particolare in relazione con gli altri soggetti rappresentanti, essi iniziano a sentire la necessità di cambiare spontaneamente posizione od orientamento nello spazio, avvicinarsi o allontanarsi da qualcuno, girarsi verso il muro, guardare a terra in un punto non ben identificato oppure si percepisce il corpo attraversato da correnti di energia che portano a sensazioni di tremore, caldo o freddo, forze che spingono o attraggono in una certa direzione, cedevolezza improvvisa alle gambe che costringe il soggetto talvolta a cadere a terra. Spesso si verificano fenomeni di esplosioni di rabbia o dolore, salivazione o lacrimazione abbondanti oppure in soggetti particolarmente sensibili e predisposti, fenomeni imputabili ad una vera e propria canalizzazione dello spirito del soggetto rappresentato del quale ne assumono l’analogo tono di voce, i medesimi atteggiamenti e posture, le stesse espressioni corporee e facciali2. In questo momento, anche i soggetti disposti in cerchio che non partecipano fisicamente alla costellazione possono, come si suole dire, “entrare in risonanza” con una qualche dinamica che si è resa visibile nella scena, o perchè questa ricorda direttamente una situazione presente o passata vissuta da anch’essi nella propria famiglia oppure una dinamica rimasta nascosta alla propria coscienza ma ora d’un tratto divenuta visibile. Questi “movimenti dell’anima”, come li ha chiamati Bert Hellinger, offrono a ciascuno la possibilità di vedere altre soluzioni al proprio tema, di agire come se ci si fosse liberati in un istante dai conflitti che ci impediscono di vivere come si vorrebbe e si iniziasse ad intravedere una possibile via d’uscita. E’ in questa direzione che la dinamica della costellazione tende ad evolvere, da una configurazione iniziale, rappresentazione cristallizzata di uno status quo patologicamente malato e inquinato nelle relazioni interpersonali e dagli individui che ne partecipano, ad una configurazione risolutiva nella direzione virtuosa dell’equilibrio e della guarigione.
L’esperienza ha mostrato che questi movimenti risolutivi sono tanto più forti e spontanei quanto più si contribuisce, nella conduzione della costellazione familiare, a riempire le fratture e i vuoti presenti nel sistema inserendo proprio quegli elementi, parti del sé o individui ritenuti importanti nella dinamica in atto e spesso dimenticati, allontanati o dispersi. Dopo centinaia di costellazioni e anni di esperienza, Bert Hellinger ha evidenziato che i sistemi familiari tendono alla pacificazione, alla guarigione delle anime ed a preservarsi dal rischio di irretimento tra le generazioni quanto più alcuni ordini naturali vengono rispettati all’interno della famiglia. Tra i principali di questi ordini vi sono l’ordine basato sulla precedenza cronologica (chi è nato prima ha più diritti di chi è nato dopo), sull’equilibrio tra dare e ricevere (il grande deve dare al piccolo e non viceversa), sul principio di inclusione (nessuno può essere o rimanere escluso dalla famiglia). A questi ordini Hellinger ha dato i nome di “Ordini dell’Amore” e la mancanza di rispetto per qualcuno di questi ordini può avere conseguenze nefaste nella famiglia o nei discendenti (nota: sugli “ordini dell’amore” e sul loro effetto nei sistemi familiari rimandiamo ai libri di Bert Hellinger presenti nella bibliografia).
Gli irretimenti sistemici e le lealtà invisibili
Per quale motivo un individuo si trova a dover infrangere un ordine naturale, ad esempio prendendo il posto di un fratello o di una sorella maggiore o addirittura del padre o della madre, oppure a dover ricordare, nelle idee politiche o seguendo il medesimo destino, gli aguzzini del nonno morto in guerra o dei suoi compagni d’arme ? La principale causa di quello che viene definito un “irretimento sistemico”, ovvero il rimanere intrappolati inconsapevolmente in situazioni o eventi già vissuti dalle generazioni precedenti, è il principio delle lealtà invisibili, una forma occulta di fedeltà famigliare tramite la quale andiamo inconsciamente ad occupare uno spazio lasciato vuoto da qualcuno, un antenato escluso per un incidente, una malattia o allontanato dalla famiglia per ragioni morali o economiche3 . Per garantire la sopravvivenza del sistema e della famiglia, gli individui che “ereditano” un debito invisibile nei confronti della propria famiglia d’origine faranno di tutto nella propria vita per impegnarsi a pagare questo debito intergenerazionale, talvolta a prezzo della vita stessa. Una delle forze occulte maggiori è quella della compensazione. Se sono irretito con uno zio dimenticato perché ritenuto “diverso” dalla tradizione o dalla morale famigliare e dunque allontanato, farò di tutto per ricordarlo presentando nella mia vita la stessa sua diversità, magari differente nella forma, ma in un modo del tutto analogo nella sostanza.
Ciò che fa più danno è sempre ciò che è stato escluso, dimenticato, non onorato. Da qui l’importanza nella costellazione di identificare proprio gli esclusi, i reietti, gli emarginati e includerli nella rappresentazione. Quando si inseriscono in scena, tutti si rilassano e la costellazione tende a presentare movimenti risolutivi e risanatori. Ecco che si comprende l’importanza che assumono nelle culture tradizionali i rituali o cerimoniali collettivi, come la celebrazione dei momenti di passaggio nella natura e nell’uomo, momenti in cui tutti, i vivi e i morti, erano invitati a partecipare per onorare e perpetuare la forza della vita che grazie agli antenati è giunta sino alle giovani generazioni.
In una costellazione familiare gli irretimenti possono essere identificati abbastanza rapidamente grazie alla rappresentazione fisica dei rappresentanti e dai loro movimenti.
Hellinger osserva tre tipi fondamentali di cause dell’irretimento sistemico: l’identificazione, la reiterazione e la responsabilizzazione.
L’identificazione consiste nell’identificarsi inconsciamente del tutto o in parte con un altro soggetto presente all’interno della famiglia o passato. Avviene allora che “Il paziente non è più completamente se stesso, ma è identificato con qualcun altro. Identificarsi completamente con qualcuno significa provare i sentimenti di una determinata persona, sentendo e agendo come se i sentimenti dell’altro fossero i propri”. Aggiunge Hellinger che “non è necessario conoscere la persona con cui ci si identifica: la pulsione a identificarsi agisce indipendentemente dalla presenza fisica dell’individuo con cui ci si identifica”4. Nell’esempio di prima dello zio escluso, un nipote potrebbe identificarsi con questo zio e ripresentare in vita le stesse malattie, disturbi emotivi o persino psicosi del parente prossimo nell’ipotesi di un irretimento malato. In tal caso una dinamica risolutiva messa in atto da una costellazione familiare consisterebbe proprio nel trasformare questo rapporto da patologico a virtuoso permettendo al nipote di ereditare da questo zio i suo “talenti” anziché le sue debolezze o le sue malattie. Anche le relazioni di una persona identificata con qualcun altro possono essere condizionate da questa identità estranea. Fintanto che l’identificazione non viene riconosciuta e risolta, si corre il rischio di vivere una vita non nostra, come se si fosse “posseduti” da una entità estranea ma in realtà appartenente ad un antenato al quale abbiamo giurato inconsapevolmente fedeltà5. In tal modo lo squilibrio sistemico fa si che le relazioni irrisolte delle generazioni precedenti vengano trasferite alle relazioni attuali.
La reiterazione è un impulso che porta a ripetere, sempre in ricordo e per fedeltà ad un nostro predecessore, la tendenza a rivivere gli stessi eventi, spesso drammatici (attraverso la malattia, incidenti o nella morte), che hanno segnato la sua vita. Una sorta di coazione a ripetere che talvolta si presenta nelle stesse modalità e negli stessi tempi.
La responsabilizzazione avviene quando un figlio o un nipote si fa carico al posto dei genitori di un peso, una colpa o una responsabilità non sua. In questa dinamica rientra anche la cosiddetta “genitorializzazione”, ovvero un figlio prende il posto di un genitore assente (fisicamente o anche emotivamente) assumendo il ruolo di grande e contravvenendo in tal caso anche al primo ordine dell’amore, l’ordine di precedenza. In questo caso può inserirsi anche un “movimento interrotto” verso un genitore, ovvero un figlio viene separato da un genitore per vari motivi, oppure uno dei due genitori è lontano o distante, e i suoi sforzi nel mostrare il suo affetto nei confronti del genitore viene meno: l’amore verso i genitori si trasforma in sofferenza. Anche da adulti, molte persone sentono di essere stati “traditi” dai propri genitori conservando astio, rancore e talvolta odio, sentimenti tanto più forti quanto maggiore è il legame con loro. Hellinger osserva che anche l’ansia può essere causata da un trauma alla nascita o da un movimento interrotto verso un genitore. Quando il destinatario del nostro affetto è irraggiungibile, ad esempio un genitore per un figlio, quest’ultimo per proteggersi dai sentimenti dolorosi della perdita o della mancanza nasconde la propria rabbia sotto l’ansia che può protrarsi fino all’età adulta. In questi casi, il terapeuta può aiutare il cliente durante la costellazione familiare a trovare il punto in cui il movimento verso il padre o la madre è stato interrotto e completare il movimento; raggiunto “l’oscuro oggetto del desiderio” si instaura una pace profonda e un senso di completezza. Allora molte conseguenze di questo trauma, come ansia, comportamento compulsivo, fobie e altri sintomi della nevrosi, semplicemente scompaiono.
Le costellazioni familiari sciamaniche®
In una costellazione familiare, e in particolar modo nelle costellazioni familiari sciamaniche®, dal posizionamento dei rappresentanti nella scena, dal loro movimento, dal comportamento individuale e reciproco, dai moti dell’anima, dal supporto degli spiriti guida invitati a sostenere il cliente, si possono identificare e interpretare gli aspetti relazionali principali cristallizzati nell’individuo e nella famiglia e gli interventi necessari per sciogliere la relazione viziosa o malata favorendo una dinamica risolutiva. Spontaneamente i movimenti dell’anima portano i rappresentanti a muoversi all’interno dello spazio sacro occupando una posizione differente e dunque un nuovo punto di vista sulla scena e sulla relazione tra sé e gli altri. Se un movimento risolutivo risulta difficile da compiersi o da completarsi da parte del soggetto, il costellatore può introdurre strumenti di sostegno o di facilitazione che lo aiutano a cambiare posizione del corpo, del respiro o il dialogo interno. Questi aspetti sono sempre intimamente connessi l’uno all’altro e basta cambiare uno di questi perché tutta la struttura energetica della persona cambia e, di conseguenza, il suo modo di percepire se stesso e il mondo. Un movimento di apertura ad esempio, provoca il cambio del respiro, lo sguardo di apre verso l’orizzonte e contempla altri aspetti sino a prima nascosti dall’autoriflesso dell’ego alimentato dal dialogo interno ininterrotto della mente.
E’ anche in quest’opera di facilitazione che le costellazioni familiari sciamaniche® si distinguono da quelle classiche: gli strumenti di sostegno alla dinamica risolutiva possono essere attinti dalla realtà non ordinaria grazie all’aiuto degli spiriti aiutanti, sia quelli del cliente eventualmente chiamati a supporto, sia quelli totemici relativi al clan o alla famiglia di appartenenza. Il problema allora lascia spazio alla soluzione, il soggetto vede un possibile scenario futuro del quale non ne sospettava la possibilità, una visione realistica che spesso porta le persone a sviluppare spontaneamente nuovi modi e alternative per risolvere la propria difficoltà. Anche questa “strategia” ha un fondamento sciamanico: la visione estesa del uomo come microcosmo olistico in cui tutte le sue parti concorrono a determinare il suo stato di coscienza, e dunque la sua percezione di sé e del mondo, aiuta ad uscire “dalla casa degli specchi”, dalle grinfie del corpo di dolore o dalle intrusioni energetiche oppure, come nel caso degli irretimenti sistemici, da dinamiche malate e nascoste. E’ utile perciò far uscire il soggetto da questo vortice, mostrargli una visione del futuro più soddisfacente che possa diventare rilevante per il presente e permettere a ciascuno di nutrire prospettive di cambiamento nella direzione dell’equilibrio e della guarigione.
La presenza e l’aiuto degli spiriti guida induce ad intervenire il meno possibile, è la sensazione densa e palpabile della presenza nella scena di una forza consapevole orientata verso la guarigione che ispira i partecipanti e fornisce a ciascuno lo spazio e il tempo adeguati affinché il proprio movimento risolutore si possa manifestare. Se ciò non accade, si ha la certezza che i tempi non sono maturi, che ogni movimento accaduto sino allora sia necessario e sufficiente per il momento, ogni ulteriore spinta verso un ipotetica “costellazione risolutiva” sono percepiti come una forzatura. I movimenti dell’anima sono invisibili ai più perché sottili, infinitesimali ma potenti. Non se ne possono prevedere né misurare gli effetti, possiamo solo affidarci totalmente alla loro magica forza senza aspettative né desideri. Quanto più profondo viene messo il seme quanto più solide saranno le radici del lavoro svolto e quanto più lunga sarà l’attesa della nuova nascita. L’efficacia del lavoro sciamanico, per sua natura dipendente dalla capacità dello sciamano di essere vuoto da sé stesso (inteso come dal proprio ego e dall’importanza personale), si traduce nel lavoro sulle costellazioni familiari nella capacità sia del costellatore che del cliente di sapere attendere: il facilitatore nell’attendere che i movimenti si evidenzino da soli, intervenendo il meno possibile nell’evoluzione della costellazione, il cliente nell’aspettare che il movimento risanatore venga alla luce mantenendo totale fiducia nei propri mezzi e nella dinamica messa in atto. Purtroppo la maggior parte delle persone, soprattutto se sofferenti, logicamente vorrebbero risolvere il proprio disagio nei tempi più brevi possibili, come se la cura dell’anima fosse paragonabile alla cura di un raffreddore o un mal di denti. L’anima ha una sua evoluzione molto lenta, si porta con sé il contatto col corpo fisico e il corpo emozionale, le loro reciproche memorie, registra tutto il vissuto e fa da tramite tra noi e lo spirito. Le relazioni tra le anime sono perciò multidimensionali, i legami che esse intessono, soprattutto all’interno di una famiglia, sono profondi e molteplici, si appoggiano al ricordo degli stessi legami tra generazioni passate, forniscono il modello per quelle future con lo scopo di tendere all’evoluzione dei singoli e alla crescita della famiglia. Ma per tutto questo l’anima è anche fragile, ha bisogno di cure, di sostegno, di essere ascoltata, riconosciuta, mantenuta integra o reintegrata se frammentata da traumi, profonde lacerazioni o malattie. E l’anima è da sempre il “terreno” privilegiato degli sciamani e dei curanderos di tutto il mondo, l’anima individuale e l’anima famigliare, agli occhi dello sciamano, sono ciò che più di ogni altra cosa occorre preservare e custodire, il nostro anello sacro tra il nostro essere terreno e la sorgente di vita universale da cui originano tutte le cose.
Ecco che se la tecnica delle costellazioni familiari contribuiscono a portare alla luce dinamiche nascoste e malate, nei casi in cui queste interessano l’anima o lo spirito della persona o della famiglia non è sempre garantito, soprattutto in rappresentazioni complesse, molto frammentate, con anime di defunti non ancora passate oltre, con perdite o frammentazione dell’anima dei soggetti, con forme pensiero o intrusioni energetiche evidenti, che la rappresentazione possa essere risolutiva. Differenti persone si sottopongono alla “cura” delle costellazioni più e più volte presentando spesso lo stesso tema, magari in forma differente, ma con la medesima trama nella sostanza. Le motivazioni possono essere molteplici, alla fine il movimento veramente risolutivo lo deve fare comunque il cliente con un cambiamento profondo nei propri atteggiamenti, con una ricapitolazione della propria storia personale, con una pulizia energetica ed emozionale, cambiando punto di vista sulle proprie problematiche, altrimenti si corre il rischio di ricadere in una sorta di coazione a ripetere che fa diventare, anche per il più bravo costellatore, la terapia da breve a infinita6. Altrimenti si osserva, come citato in precedenza, reali frammentazioni nel corpo fisico, energetico e nell’anima delle persone, e il semplice portarle alla luce in una costellazione familiare talvolta non basta a “riunire ciò che è disperso”, a reintegrare l’unità psico-fisica ed energetica del soggetto, a riportarle e reintegrare le parti mancanti. Ecco che le costellazioni familiari sciamaniche® introducono a tal proposito, sia durante la rappresentazione stessa, sia completando se necessario il movimento risanatore a livello individuale in un secondo tempo, alcuni strumenti in più che agiscono direttamente sull’anima individuale della persona e, di conseguenza, inducendo un effetto benefico e risolutivo sull’intera anima familiare. Una indagine sugli aspetti karmici della persona possono anche portare alla luce eventuali irretimenti karmici che si possono trasmettere dalle vite precedenti.
Note
1. Ervin Laszlo è il fondatore del “Club di Budapest”, premio nobel per la pace nel 2004 e 2005.
2. L’ipotesi di un fenomeno di channelling è testimoniato anche dall’evidenza che le sensazioni o le manifestazioni fisiche ed emozionali provate scompaiono dopo pochi minuti dal termine della rappresentazione.
3. Si consiglia la lettura del libro di Ivan Boszormenyi-Nagy, Geraldine M. Spark, "Lealtà invisibili", Ediz. Astrolabio, dedicato all’argomento, presente nella bibliografia del presente sito.
4. B.Hellinger – “Love’s Own truths. Bonding and Balancing in Close Relationships”, 2001.
5. Questa è una ipotesi sempre da verificare con la tecnica delle costellazioni familiari sciamaniche® o con un viaggio sciamanico, altro discorso sono i casi di possessione non dipendenti da identificazioni inconsce con i nostri antenati, aspetto ben noto allo sciamanesimo e per i quali si ricorre alla depossessione dello “spirito” non compassionevole che si è installato.
6. Si considerino anche fattori, spesso manifesti dagli stessi soggetti che presentano una problematica, di acquiescenza, familiarità e attaccamento alla propria patologia. Il ritornare sulle cause che hanno prodotto una certa dinamica viziosa o un evento traumatico spesso causa dolore, e questo è l’ultima cosa che la persona vuole ottenere preferendo mantenere un atteggiamento di pseudo indifferenza o di estrema resistenza.
Per un approfondimento sul tema consultare la sezione “Terapia individuale e famigliare” della bibliografia presente nel sito.
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